Proprio ieri ho fatto la conoscenza di un gruppo di visitatori che sono arrivati a Siena con grande entusiasmo.
Alle 9.45 ero a prenderli alla stazione. Saliti sulla scala mobile del nuovo centro commerciale, in pochi minuti siamo arrivati a Porta Camollia, da dove abbiamo iniziato un percorso parlando della via Francigena, dei Templari di stanza a S.Pietro alla Magione, del rito del battesimo contradaiolo e di sanguinarie vicende risorgimentali. Abbiamo ammirato la chiesetta di Santa Maria delle Nevi, raffinato esempio del Rinascimento senese, Via Banchi di Sopra con le Piazze Salimbeni e Tolomei, il facciatone del Duomo e la varietà dei suoi materiali di costruzione e, infine, Piazza del Campo, ancor più rumorosa del solito per via dell'allestimento del percorso dove sarebbe passata, di lì a poco, la famosa corsa ciclistica dell'Eroica.
Fin qui tutto nella norma. Gruppo simpatico, ragazzi giovani, per lo più miei coetanei. Ma tutti, o quasi, non vedenti. E' stato un piacere spiegare loro la bellezza di Siena attraverso il senso del tatto, dell'odorato, dell'udito: toccando le sculture a rilievo, soffermandoci davanti ad un forno per sentire gli odori speziati e caldi dei dolci senesi, ascoltando i discorsi dei senesi "a chiacchera" nelle piazze e, infine, usufruendo di qualche facilitazione voluta dal Comune di Siena, come le immagini a rilievo dei drappelloni dipinti nel 2011 da Tullio Pericoli e Francesco Carone collocate all'ingresso del Palazzo Pubblico.
Posso dire con certezza che sentir dire ad uno di loro, nel bel mezzo della visita, "certo, che Siena è proprio bella!", è stata la massima soddisfazione mai avuta in quattro anni di lavoro.
Ce l'avevo fatta a comunicare quella bellezza, non solo visibile, ma anche palpabile.
Il giorno successivo lo ho passato camminando per strada e osservando tutto ciò che era scolpito, toccabile con mano, ruvido, liscio, finemente levigato, a leggero o alto rilievo.
Grazie a loro per aver completamente cambiato il mio modo di vedere Siena.